Caro europeo illuminato

la tua analisi su Trump è lucida, ben scritta, stilisticamente impeccabile. Ma trasuda quella compiaciuta arroganza da salotto borghese che è il vero veleno della democrazia occidentale. Hai descritto Trump con la grazia di un chirurgo estetico, ma non hai toccato il cuore del problema: l’America non ha il lusso della tua ambiguità morale.

Trump non è una scelta estetica. È un’arma lanciata contro un sistema che ha preso in giro la gente comune per decenni, con promesse di inclusione e progresso servite in salsa Wall Street + Silicon Valley + multiculturalismo da manuale IKEA.

Ti scandalizza la sua teatralità?

Forse perché ti ricorda che lui non ha mai finto di essere un salvatore. Non si è mai travestito da statista europeo: quelli con l’accento elegante, i capelli ordinati e le mani sempre dietro la schiena mentre affondano l’ennesima generazione nel debito pubblico e nel nichilismo burocratico.

Lui ha detto: “Questo sono io. Prendilo o lascialo.” E milioni di persone, tradite dal tuo stesso modello di ordine e decoro, hanno detto: “Lo prendiamo. E fanculo la vostra compostezza.”

Ti sorprende che le sue menzogne plateali sembrino più vere della verità?

È perché tu, caro europeo, hai trasformato la verità in un labirinto semantico. Dove ogni parola viene sterilizzata, ogni opinione filtrata, ogni decisione rimandata.

Hai fatto del dubbio una virtù così estrema da dimenticare che la gente ha bisogno anche di certezze. Sì, anche sporche. Anche urlate.

Dici che l’America ha sospeso il senso critico.

Ma tu? Tu che continui a credere nella tua superiorità morale mentre ti lecchi le ferite del colonialismo, dell’eurocrazia, del socialismo da salotto e della NATO a convenienza… Tu che insegni democrazia con l’aria di chi non ha mai fatto la rivoluzione, solo consultazioni…

Tu non hai sospeso il senso critico. L’hai anestetizzato con ironia postmoderna, comitati etici e newsletter del venerdì sera.

Trump, nel suo grottesco, ha detto la verità più brutale:

Il Re è nudo. La classe dirigente è corrotta. Il “mondo libero” è un brand, non una promessa. E l’America, nel caos, nella rabbia, nel kitsch è ancora capace di muoversi. Non importa se inciampa. Importa che corre.

Tu invece, Europa, ti compiaci del tuo passo lento, del tuo declino elegante. Ma sei una villa in rovina che crede di essere un faro.

Trump non è un’illusione. È una risposta. Brutale, imperfetta, pericolosa sì. Ma reale. E mentre tu scrivi saggi sulla “fede cieca” del popolo americano, loro giusto o sbagliato stanno ancora combattendo per qualcosa.

Tu invece stai solo cercando la frase perfetta con cui arrenderti.