La Costiera non esiste

Positano non è un paese.

È una coreografia fissata su carta catastale.

Amalfi è il retropalco di una fantasia — utile, redditizia, irrinunciabile.

Le persone non vivono più qui: lavorano nel mito.

Dormono fuori, cucinano dentro, sorridono a ore.

Ogni scorcio è stato rivenduto così tante volte che ha smesso di appartenere a chi ci abita.

I residenti veri sono gli host.

Gli altri sono comparse — o ostacoli.


Il sistema

  • Le case: svuotate di famiglie, riempite di rendita.

  • Le strade: un teatro a senso unico per pedoni con il trolley.

  • Le spiagge: privatizzate, brandizzate, imbellettate.

  • Le regole: sospese — tranne quelle su cui si può fare cassa.

Dietro ogni piatto servito “come una volta” c’è un turno in nero e una sveglia alle cinque.

Dietro ogni ceramica dipinta a mano, un Excel.

Dietro ogni limone, un algoritmo.


La verità

La Costiera è un luogo in cui nessuno può permettersi di vivere, ma tutti vogliono passare.

Un ecosistema fragile, estrattivo, fotogenico.

La bellezza qui non è un dono — è un asset.


Eppure

Ti frega.

Perché quando il sole cala dietro Capo d’Orso,

e il mare si stira sotto la terrazza,

anche tu abbassi la guardia.

Pensi che potrebbe essere tuo, per un momento.

Che sei diverso.

Che hai capito.

È lì che il sistema funziona meglio.

Quando ti fa credere che non c’è sistema.